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La cornice e l'ambiente

Il corniciaio Gabriele Zanieri ci ha inviato questa mail che contiene interessanti riflessioni riguardanti le cornici e l’ambiente.

 

Scrivo a nome dell’Associazione Corniciai Professionisti Italiani per provare a sviluppare un’idea nata dallo scrivente. ACIP ha appoggiato l’idea e mi ha incaricato di farmi portavoce.
Riflettendo sul futuro del nostro settore, in termini di clientela, mi sono domandato chi potessero essere i clienti del futuro.
Il mondo delle cornici è pieno di idee, di certo non mancano profili nuovi ogni anno, materiali innovativi che anche i corniciai hanno imparato a conoscere ed utilizzare anche grazie all’associazionismo e lo scambio di idee.
Concentrati sulla cornice, forse si spende meno tempo ad interrogarsi su cosa vogliano i clienti e come fare perché varchino la soglia del negozio. Di fatto ogni corniciaio nel suo piccolo lo fa, ma esiste una dimensione temporale - il futuro - che dovrebbe essere presa in considerazione adesso cercando di captare chi saranno le persone che tra dieci/ quindici anni entreranno. Credo sia esperienza comune quella di aver visto modificarsi nel tempo la clientela, la modalità di scelta del prodotto e la spesa che il cliente affronta nel negozio. Tendenzialmente ci troviamo di fronte ad una situazione in cui entrano meno persone rispetto al passato ma quelle che entrano, in linea di massima, sono più attente alla qualità e alle soluzioni proposte e se questi aspetti trovano corrispondenza nell’aspettativa i clienti sono disposti anche a spendere maggiormente.
Quest’ultimo periodo, legato alla situazione mondiale sanitaria ha paradossalmente costretto le persone a ripensare all’ambiente nel quale vivono: la casa. Ci si è resi conto che ci sono degli eventi, non modificabili come una pandemia, che ti portano fisicamente a dover ripensare lo spazio abitativo. E tanti hanno investito su questa nuova consapevolezza spesso proprio tramite le cornici.
Contemporaneamente ci troviamo di fronte ad una situazione di forte preoccupazione relativa all’ambiente. Tutto il mondo sta andando in questa direzione: la consapevolezza che l’ecosostenibilità sia fondamentale per provare a modificare la tendenza.
Primi fra tutti, chi sta veramente facendo i conti con l’ambiente sono i ragazzi. Avere la consapevolezza che in futuro i clienti del corniciaio di domani saranno gli adolescenti di oggi, porta inevitabilmente a pensare di cosa si interessano.
Lo spunto della mia riflessione è nato leggendo un articolo “Cosa cercano le nuove generazioni dai brand (e come avvicinarle)” edito su www.ninjamarketing.it, una rivista on line che si interessa di comprendere i cambiamenti in atto nel campo del marketing, della comunicazione e dell’innovazione tecnologica.

“Oggi più che mai, le giovani generazioni si distinguono profondamente dalle precedenti così come cambiano anche i valori di riferimento. Rispetto ai più anziani, la Generazione Z e i Millennial parlano apertamente e si espongono in prima persona su argomenti critici per la società contemporanea, quali i cambiamenti climatici e la sostenibilità, le diversità, l'orientamento sessuale e la body positivity, sottolineando l'importanza delle azioni concrete. Secondo uno studio condotto dal Pew Research Centre, il 32% della Generazione Z e il 28% dei Millennial hanno dato un contributo diretto (donazione di denaro, contatto con un funzionario eletto, volontariato o partecipazione a una manifestazione) per essere parte della soluzione delle maggiori problematiche contemporanee.
L’attivismo che caratterizza le giovani generazioni si riflette anche nel rapporto tra il brand e il consumatore, in quanto i membri della Generazione Z e della generazione Millennial hanno alte aspettative verso brand che amano in termini di trasparenza e etica.
Ma cosa cercano quindi le nuove generazioni dai brand? In che modo i brand possono personalizzare le proprio iniziative per rivolgersi in maniera diretta alle nuove generazioni?”

L’etica e l’ambiente legate ad azioni concrete sono i temi fondamentali che interessano i ragazzi, che preoccupano i ragazzi. Per questo un adolescente non disdegna una cornice di cartone riciclato. Oltre a costare inevitabilmente meno (ma non in proporzione in realtà), gli consente di avere un oggetto che corrisponde ai suoi valori.
Comprandola può concretamente sentire di star contribuendo alla causa che gli interessa (e che a onor del vero interessa anche me).
E da queste considerazioni la mia riflessione per quanto riguarda il mondo delle cornici e dei futuri probabili clienti.
Se è vero che i futuri adulti, futuri clienti, sono effettivamente attenti all’ambiente è verosimile che orienteranno i loro acquisti verso quei prodotti che potranno presentarsi come eco-compatibili. Verosimilmente avranno meno denaro a disposizione quindi cercheranno di dirottarlo in maniera pensata.
Esiste già una ditta in Italia che ha pubblicato una simpatica etichetta nella quale si dichiara che il materiale proviene da riforestazione EU, che vengono utilizzati coloranti che hanno standard compatibili, ecc. Personalmente, utilizzando questa ditta tra i miei fornitori e posso affermare con certezza che quando spiego al cliente la sostenibilità di quel prodotto la risposta è sempre estremamente positiva. E non manco di applicare sul retro del quadro l’etichetta sapendo di svolgere una doppia funzione: etica e di immagine.
Perché quindi, mi sono detto, non chiedere alle ditte se, senza andare a fare certificazioni che richiederebbero costi non sostenibili in questo momento già reso faticoso dalla crisi, sono comunque già nella condizione di fornire informazioni che vadano in questo senso: si usano legni appositi? Sono di provenienza conosciuta? Se sì da dove? I materiali per la lavorazione sono compatibili con criteri di salvaguardia ambientale? Le carte e i cartoni come sono lavorati? Ecc.
Mi preme rimarcare che questa idea non vuole aprire un discorso relativo a certificazioni varie ma, per chi magari per motivi propri, potesse essere già in grado di fornire informazioni al riguardo aggiungerebbe sicuramente qualcosa al proprio prodotto e consentirebbe a noi corniciai, che ci interfacciamo con i clienti finali, di “spiegare” cosa stiamo vendendo andando nella doppia direzione di informare e di fare marketing.