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The Scream Munch

Poster: Munch: The Scream - cm 60x80
  • Poster Munch The Scream - cm 60x80

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P442 60 80 300 6,80
P442M 50 70 290 5,50
P442P 24 30 250 1,80

The Scream Munch - Edvard Munch (Løten, 12 dicembre 1863 – Ekely, 23 gennaio 1944) è stato un pittore norvegese. Uno dei massimi esponenti del Decadentismo, ha vissuto fra l'Ottocento ed il Novecento.
 
L'urlo(1893) è probabilmente la sua opera più conosciuta. Come in molti casi delle sue opere, ne ha dipinte molte versioni (tra cui una esposta alla Galleria Nazionale di Oslo ed una, rubata e poi ritrovata, nel museo Munch, sempre ad Oslo).
 
Stando all'autore stesso, dipinse l'opera mentre camminava al tramonto su un ponte, con due amici. Di colpo, fermandosi, immerso in quell'atmosfera rosso sangue, sentì improvvisa l'angoscia del vivere.
 
Munch è il pittore dell'angoscia, per sua ammissione gli unici temi che lo interessano sono l'amore e la morte. L'ombra della morte lo accompagnerà lungo l'arco della sua intera esistenza: muore la madre, mentre è ancora bambino e, adolescente, assiste alla morte della giovane sorella, logorata dalla tisi. Questi episodi acuiranno la sua sensibilità nervosa e ne influenzeranno già i primi quadri.
 
Frequenta la Accademia di belle arti di Oslo (l'allora Christiania) anche grazie a una borsa di studio vinta per le sue capacità tecniche tutt'altro che comuni. Frequenta l'ambiente bohemien di Oslo nel pieno del suo fermento culturale (non si dimentichi che lo stesso Henrik Ibsen ne fece parte).
 
Finita l'Accademia si reca a Parigi dove già le sue idee innovative si fanno più vive e forti, fino a delinearsi in un quadro come "La Madonna" che alla sua prima mostra parigina scandalizza l'intera opinione pubblica e attira comunque una piccola frangia di giovani artisti.
 
L'uso dei colori, la potenza dei suoi rossi (non si dimentichi che spesso Munch usa per la campitura dei quadri un nero perlaceo), la lucidità violenta con cui tratta i suoi temi, lo porteranno ad essere il precursore, se non il primo degli espressionisti (escludendo chi lo era ante litteram, Vincent Van Gogh)
 
La fama non gli concede la felicità; cerca di attutire la sensibilità con l'abuso di alcool; il periodo è travagliato e si ricovera in una casa di cura per malattie nervose. Famosa è una sua foto in cui, seduto in un giardino, sferruzza con della lana (una cura distensiva per chi soffriva di malattie nervose).
 
Nel 1892 Munch espone a Berlino una cinquantina di suoi dipinti e il giudizio della critica è così drastico che dopo una sola settimana la mostra viene sospesa.
Nel 1914 i tempi sono ormai maturi affinché la sua arte, anche se mai del tutto compresa, venga accettata anche dalla critica.
Membro dell'Accademia tedesca delle Arti e socio onorario dell'Accademia bavarese di Arti figurative, nel 1937 Munch conosce le prime persecuzioni naziste. Il regime hitleriano definisce degenerate ben 82 opere dell'artista esposte nei vari musei pubblici della Germania e ne dispone la loro vendita. Nel 1940, quando i Tedeschi invadono la Norvegia, l'artista rifiuta qualsiasi contatto con gli invasori e si rifugia negli Stati Uniti.
 
Quando morì, nel 1944, lasciò tutti i suoi beni e le sue opere al municipio della capitale che nel 1963, in occasione del centenario della nascita, gli dedica un apposito museo: il Munch Museet.
 
La collezione più importante del suo lavoro si trova al Museo Munch a Tøyen (Oslo, Norvegia), dove si trova anche la serie "Il fregio della vita" che Munch realizzò intorno alla fine del XIX secolo.
 
Alcuni dei suoi dipinti sono nella Galleria Nazionale della capitale norvegese, da ricordare un sole enorme, tela che accoglie gli studenti dell'Università di Oslo.
 
Le angosce e i disagi esistenziali dell'artista, provato fin da piccolo da numerosi lutti familiari, vengono espressi mediante l'uso di colori violenti e irreali, linee sinuose e continue, immagini deformate, consumate dal tormento interiore. L'artista ha una visione della realtà profondamente permeata dal senso incombente e angoscioso della morte. In quest'ottica anche l'amore è visto come l'affiorare di un'animalità primitiva e insopprimibile e la voglia di annullarsi uno nell'altro viene ancora una volta letta come espressione di morte.
  

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