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Annunciazione B.Angelico

Poster: B.Angelico: Annunciazione - cm 40x30
  • Poster B.Angelico Annunciazione - cm 40x30

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P516 90 60 290 8,00
P516MZ 85 65 1620 32,00
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P516Z 140 98 1310 45,00

Annunciazione B.Angelico - Beato Angelico
 
Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro Trosini (Vicchio del Mugello, 1395 circa - Roma, 1455) detto Beato Angelico, fu un pittore italiano. È venerato come beato dalla Chiesa cattolica.
 
Il frate domenicano, cerca di saldare i nuovi principi rinascimentali, come la costruzione prospettica e l'attenzione alla figura umana, con i vecchi valori medievali, quali la funzione didattica dell'arte e il valore mistico della luce.
 
Guido di Pietro Trosini nasce nella cittadina di Vicchio nel Mugello nel 1395 circa. La sua educazione artistica si svolse nella Firenze di Lorenzo Monaco e Gherardo Starnina. Dal primo riprende sia l'uso di colori accesi e innaturali, sia l'uso di una luce fortissima che annulla le ombre e partecipa al misticismo delle scena sacra. Tutti temi che ritroviamo nella sua produzione miniaturistica e nelle sue prime tavole.
La miniatura dei manoscritti era una disciplina rigorosa che servì molto a Beato Angelico nelle sue opere più tarde. Significava comporre su una scala minuscola, presentare uno stile perfetto ed ineccepibile e usare costosi pigmenti, come il blu di lapislazzuli e l'oro in foglia, con estrema cura poiché ogni contatto specificava la quantità da utilizzare. Nel 1417 è ricordato dai documenti come "Guido di Pietro dipintore".
 
Nel 1418, poco prima di prendere i voti nel convento di San Domenico a Fiesole, realizzò una pala d'altare per la cappella Gherardini in Santo Stefano a Firenze (perduta). Beato Angelico entrò a far parte dei Domenicani osservanti, una corrente minoritaria formatisi all'interno dell'ordine domenicano, in cui si osservava la regola originale di San Domenico, che richiedeva assoluta povertà e ascetismo.
 
Dal 1423 (anno in cui dipinge una croce per l'Ospedale di Santa Maria Nuova) è detto "frate Giovanni de' frati di San Domenico di Fiesole", solo dopo la sua morte venne chiamato Beato Angelico. Fu il Vasari, nelle Vite, ad aggiungere al suo nome l'aggettivo Angelico, usato in precedenza da fra Domenico da Corella e da Cristoforo Landino. Del 1424 è un San Gerolamo (Princeton) di impostazione masaccesca. Al 1425 circa è situato il Trittico di San Pietro martire, commissionato dalle suore di San Pietro Martire.
 
Tra il 1428 e il 1430 esegue la prima delle tre tavole per gli altari della chiesa di San Domenico a Fiesole: la cosiddetta Pala di Fiesole (opera rimaneggiata da Lorenzo di Credi).
Tra il 1430 e il 1433 esegue Il Giudizio universale, legato stilisticamente ai modi di Lorenzo Monaco, ma la scansione dei piani dimostra un primo interesse per un'impostazione prospettica dello spazio.
 
Nel 1430 circa dipinge una Annunciazione che si trova al Prado. Al piano rialzato di detto museo la pala è la prima opera che si presenta agli occhi dei visitatori nella sezione Pittura Italiana. La pala ha cinque storie della Vergine nella predella (seconda tavola per la chiesa di San Domenico a Fiesole). Opera che risente fortemente delle novità masaccesche e in cui compare per la prima volta il particolare uso della luce diafana, che avvolge la composizione, esaltando i colori e le masse plastiche delle figure in modo da unificare l'immagine.
L'Annunciazione, era un tema sentito nella pittura fiorentina. Beato Angelico contribuì molto a coltivare questa tradizione, adottando disegni rettangolari e composizioni unificate, con la Vergine seduta in un'aperta loggia colonnata all'interno di un giardino recintato.
 
Tra il 1434 e il 1435 dipinge una tavoletta con l'Imposizione del nome al Battista, parte d'una predella non identificata. La scena è inserita entro un cortile costruito con estrema precisione prospettica e per mezzo di un portale, usato come imbuto prospettico, s'intravedono un secondo giardino con alberelli. Le figure, rese in modo volumetrico, sono rischiarate da una luce tersa.
Del 1435 è L'incoronazione della Vergine (al Louvre), terza e ultima tavola per gli altari della chiesa di San Domenico a Fiesole. Qui è la luce sia a costruire le forme sia a indagarle in ogni minimo dettaglio.
 
Nel 1440 circa Cosimo de' Medici gli affida la direzione della decorazione pittorica del convento di San Marco, in cui risiedeva. Gli affreschi non sono solo una pietra miliare dell'arte rinascimentale, ma sono anche i più famosi ed amati di Beato Angelico. La loro forza deriva, almeno in parte, dalla loro assoluta armonia e semplicità e consente di trascendere lo scopo immediato per il quale furono dipinti, e cioè quello della devota contemplazione.
La decorazione prevedeva in ogni cella dei frati un affresco con un episodio tratto dalla Bibbia, come oggetto di meditazione. Nell'Annunciazione, affrescata nella cella 3, la scena si svolge sotto uno spoglio porticato, aperto sul lato sinistro, sorretto da colonne con capitelli ionici, in parte coperti dalle ali dell'angelo, gli archi esterni sono a tutto sesto, mentre le arcate che poggiano sulle mensole all'interno sono a sesto acuto, la Vergine, con le mani incrociate sul petto è in ginocchio su uno sgabello, ed è colta nel momento in cui accettata la volontà divina, l'angelo, che indossa una veste rosa molto semplice, risponde al gesto di sottomissione incrociando anche lui le braccia sul petto, le due figure sono disposte lunga una direttrice obliqua, formata dall'incrocio dei loro sguardi, in modo da condurre lo sguardo dello spettatore dall'angelo alla Vergine. A sinistra fuori dal porticato assiste alla scena san Pietro Martire.
Sempre per la chiesa di San Marco realizza una pala d'altare, la Deposizione della predella che si trova ora a Monaco.
 
Nel 1445 circa, papa Eugenio IV lo convocò a Roma e gli commissionò la realizzazione di alcuni affreschi per una delle cappelle di San Pietro, più tardi distrutta. Beato Angelico risiedette a Roma e lavorò anche per il successore di Eugenio IV, Papa Nicola V, che affidò l'esecuzione degli affreschi con Storie dei protomartiri Stefano e Lorenzo sia all'Angelico che a Benozzo Gozzoli (realizzate tra il 1447 e il 1449). In questi le figure solide, dai gesti pacati e solenni, si muovono in un'architettura maestosa, che rievoca concettualmente l'antica Roma imperiale.
 
Nel 1447 dipinge la volta della Cappella della Madonna di San Brizio nella cattedrale di Orvieto: affreschi col Cristo Giudice e Profeti.
Nel 1450 ritorna a Fiesole e diventa priore prendendo il posto del fratello defunto. Dello stesso anno è l'Armadio degli Argenti. Tre anni dopo torna a Roma per realizzare un'altra commissione papale.
 
Nel 1455 muore a Roma nel monastero di Santa Maria sopra Minerva e la sua tomba, nella chiesa domenicana, è decorata con una semplice effige del frate nelle sue vesti. L'importanza della sua opera si riflette sia sui suoi collaboratori (Benozzo Gozzoli) sia su artisti non direttamente legati a lui (Filippo Lippi). Dal suo modo di trattare la luce partiranno Piero della Francesca e Melozzo da Forlì. Beato Angelico fu beatificato nel 1984.
 

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